Alla Fornace piace vincere facile, mentre noi…

Tirando le somme su questa edizione dei Ruzzi dobbiamo ovviamente rendere merito alla Fornace che vince la conca e la vince facilmente. Troppa è la differenza di valori in campo. Adesso sono loro i più forti (e lo sanno) mentre gli altri sono ridotti al rango di comprimari: la differenza sta nel modo in cui la Fornace ha giocato per vincere. Volevano vincere, ne avevano voglia, e hanno divorato il campo compresa la contrada delle Biffe che ha avuto la sfiga di trovarsi in mezzo. Eppure, come dicevo la cosa non è sembrata neanche tanto difficile: hanno solo dovuto crescere in sicurezza partita dopo partita e punto dopo punto fino a capire che, ora come ora, non ce n’è per nessuno. Gli sforzi delle Biffe per sentirsi forti, appaiono a questo punto del tutto velleitari. Le uniche difficoltà alla Fornace le ha create il Sottogrottone che, partito scarico contro il Marnero, ha provato a fare quel salto di qualità proprio contro i giallorossi…senza però riuscirci. E noi? Noi siamo arrivati ultimi. Probabilmente non potevamo chiedere di più a questa squadra; non dal punto di vista del risultato che, in ultima analisi, fa il paio con l’ultimo posto dell’anno scorso. Non ci eravamo più abituati, eppure io ricordo gli anni in cui i quinti e quarti posti erano il nostro posto e adesso sto rivivendo una specie di déjà-vu. Però sarebbe ingiusto dire che non ci sono stati dei miglioramenti. Questi ci sono stati, eccome. Non so se ricordate la cosa irrisolta che avevamo messo in campo l’anno scorso ed il conseguente guazzabuglio che ne era derivato, con i “vecchi” che avevano smesso ma non avevano smesso ed i “giovani” che avevano iniziato ma non avevano iniziato. Quest’anno, complice anche l’infortunio di Marco, abbiamo tagliato il cordone ombelicale che ci legava al vecchio squadrone e ci siamo scoperti diversi. Ci siamo scoperti fragili e pieni di problemi e questo è normale. I ragazzi, alla prima vera esperienza in campo, hanno fatto vedere scampoli di gioco e hanno anche provato a ribaltare il risultato contro una Fornace, ad onor del vero, ancora col motore al minimo. E devo dire che quando ho visto che il tabellone segnava Granocchiaio 4 – Fornace 3, con un parziale di 4 a 0 per noi, per un momento ho visto  un flash del futuro squadrone che può nascere. Ma c’è da lavorare e tanto; se siamo bravi, sono questi i momenti in cui si costruiscono le vittorie del futuro: prendendo legnate in campo, rimanendo amareggiati, vergognandosi, sviluppando quella voglia di rivincita che deve covare fino al prossimo anno e spingerci a capire i nostri errori e dove migliorare. C’è bisogno di costruire una squadra. Deve scattare quel meccanismo mentale che scattò in Marco, Alessandro e Davide dopo anni di batoste. Questo ancora manca, diamoci tempo. Perché, ragazzi, abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Sarebbe ingiusto pensare a questo punto che il tempo scarseggia e che i nostri giovani sono già vecchi per vincere. E’ vero: Marco, Davide ed Alessandro hanno iniziato a vincere presto e a 24 anni già avevano vinto 5 o 6 conche. I nostri nuovi alfieri a 24 anni non hanno ancora vinto nulla. Ma è anche vero che Marco, Davide e Alessandro hanno iniziato a giocare prima: specialmente Alessandro e Marco erano dei pischelletti quando sono stati sbattuti in campo praticamente abbandonati a se stessi da una Contrada che viveva tempi delicati. I nostri nuovi alfieri si sono trovati invece, e giustamente, a dover fare la fila dietro ai 3 campioni. Adesso però non ci sono più scuse: è il loro momento. Aiutiamoli a venire fuori perché le vittorie del futuro le costruiamo tutti insieme, le costruisce la Contrada

Una risposta a “Alla Fornace piace vincere facile, mentre noi…”

  1. Bel pezzo, oggettivo e ben scritto. Se la squadra si organizza (a tutti i lovelli) come è organizzato il post, ritornate uno squadrone. Un caro saluto.

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